Apple ha già trovato la sua strategia AI e si riassume in tre parole
Apple sembra aver trovato la sua strategia più redditizia nell’AI, e la cosa sorprendente è che non riguarda lo sviluppo di un modello proprietario, ma tre parole che spiegano tutto: pay to play.
La scorsa settimana il giudice Amit Mehta ha confermato la validità dell’accordo miliardario tra Apple e Google che rende Google il motore di ricerca predefinito su Safari. Una decisione che ha subito avuto un effetto diretto a Wall Street: le azioni di Apple e Google sono salite, segno che il mercato ha letto nel verdetto una certezza sui ricavi futuri.
Secondo Jim Cramer di CNBC, questa decisione segna anche un punto di svolta nella strategia AI della società di Cupertino.
“Ieri Apple non aveva carte in mano. Oggi le ha tutte. Si scopre che Apple ha sempre avuto una strategia AI: pay to play. Sei tu che paghi loro, non il contrario”, ha detto Cramer dopo la sentenza.
L’idea è semplice. Apple non deve per forza sviluppare il chatbot perfetto né competere direttamente con OpenAI, Anthropic o Google. Con oltre un miliardo di iPhone attivi nel mondo, può semplicemente monetizzare la propria posizione dominante lasciando che siano le big dell’AI a contendersi il posto di “assistente predefinito” su iPhone.
“Non c’è un vincitore chiaro nello spazio dei chatbot”, ha aggiunto Cramer. “Ma se puoi pagare Apple una fortuna per diventare quello di default, qualcuno lo farà”.
In altre parole, Apple non ha più bisogno di inseguire il sogno di una super Siri sviluppata tutta in casa. Le basterebbe firmare un accordo miliardario con l’AI più popolare del momento e incassare.
Resta però un dubbio importante. Apple ha costruito il suo successo anche grazie alla promessa di garantire la massima privacy. Nessun partner esterno avrebbe mai accesso ai dati sensibili degli utenti, come le e-mail o i messaggi, che invece Siri potrebbe sfruttare in modo sicuro per fornire risposte personalizzate. Per questo motivo, senza un’evoluzione seria di Siri, l’esperienza degli utenti rischia di essere inferiore rispetto a quella offerta dalla concorrenza e molti restano scettici.